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Cronaca

Omicidio Francesco Pio Maimone, incriminato per falsa testimonianza il titolare di uno chalet

Per le sue dichiarazioni ritenute omissive

Falsa testimonianza. Omissioni nelle sue dichiarazioni, rese nel corso dell'udienza, ritenute tali da spingere la Corte di Assise ad incriminare il testimone stesso.

È il colpo di scena avvenuto oggi in aula nell'ambito del processo per l'omicidio di Francesco Pio Maimone, il ragazzo assassinato agli chalet di Mergellina da un colpo di pistola sparato nel corso di una lite con la quale non aveva nulla a che vedere.

A finire sotto accusa - per frasi come "non ricordo di aver detto questo", "riconosco le persone in foto, avevano preso una birra ma non hanno partecipato alla lite", "non so chi ha partecipato al litigio della scarpa" - è stato G.N., titolare di uno degli chalet del posto.

L'uomo ha anche riferito di aver visto per la prima volta Francesco Pio Valda, il ragazzo accusato dell'omicidio, proprio la sera della lite scoppiata per un pestone su un paio di sneakers firmate. 

L'udienza è stata sospesa ed è stato convocato un avvocato d'ufficio per assistere il testimone.

Un altro particolare emerso nel corso dell'udienza è che, secondo quanto ha riferito un agente della polizia scientifica, il colpo che ha ucciso Francesco Pio Maimone è stato esploso da una distanza di 15 metri e non in aria.

Aggiornamento

NapoliToday ha appreso un'altra versione della vicenda, raccontata in un servizio video (clicca qui). I titolari dello chalet sarebbero estranei ai fatti e a cambiare testimonianza al processo sarebbe stato solo un collaboratore che lavorerebbe al chiosco nei weekend. Questo, almeno, quanto dichiarato dai proprietari del bar di Mergellina. 

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