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Domenica, 28 Aprile 2024
Il caso

Cure negate al boss di camorra: scoppia la rivolta in carcere

L'accusa dei detenuti nel carcere Marassi di Genova

Una rumorosissima protesta, è stata messa in atto ieri sera - dalle 23.30 ed è durata per più di un’ora - nel reparto 'Alta Sicurezza' nel penitenziario genovese di Marassi. I detenuti appartenenti al Circuito 'Alta Sicurezza' (per reati di mafia, traffico di droga, eccetera), una cinquantina hanno battuto , stoviglie e pentolame alle grate e alle porte delle celle. "La situazione è stata tenuta sotto controllo dal personale di Polizia Penitenziaria, che ancora regge". A darne comunicazione è il Segretario Regionale della Uil Pa Penitenziari, Fabio Pagani.

Pagani sottolinea le "particolari condizioni in cui versa Marassi" dove "i detenuti protestano, da come si apprende dalle prime indiscrezioni, su una presunta mancata assistenza sanitaria ad un detenuto proveniente dal Carcere di Secondigliano, appartenente ad un clan camorristico di spicco e assegnato al carcere di Genova Marassi, per cure , visto che Marassi è un Istituto con annesso centro clinico". La situazione di Marassi "non può definirsi ottimale, nemmeno normale", prosegue Pagani. "Rispetto alla capienza regolamentare di 456 detenuti, sono ristretti circa 700 detenuti. Credo che la situazione di Marassi rappresenti una delle criticità più manifeste e ritengo poter collocare il sistema penitenziario ligure tra i punti di caduta più evidenti del disastrato panorama nazionale".

"Voglio portare la mia personale vicinanza ai lavoratori di Marassi e della Liguria, ma anche approfondire alcuni aspetti di gestione del personale. Credo sia giusto approfondire le ragioni per le quali nonostante la dedizione e l’impegno dei Poliziotti penitenziari della Liguria alcune Direzioni ritengano poter/dover penalizzare tale personale attraverso una revisione in peius dei giudizi annuali, che hanno dirette conseguenze sulle carriere.

In questo momento così drammatico per l’intero universo penitenziario piuttosto che motivare il personale offrendo comprensione e disponibilità, persino con le classiche 'pacche sulle spalle', si afferma un modello di gestione autoritario che deprime, offende ed indigna", prosegue il segretario."La scala di priorità delle questioni che richiedono ‘urgenti interventi’ fatta dal Presidente Ma1arella, e cioè organici, sovraffollamento e assistenza sanitaria, è anche la nostra e da tempo chiediamo inascoltati al Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, e alla premier, Giorgia Meloni, di aprire un tavolo di confronto serrato per individuare soluzioni percorribili. Ora auspichiamo che vogliano ascoltare il Capo dello Stato", conclude Pagani.

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